Esistono diverse tecniche per rendere il cinema più sostenibile e rispetto dell’ambiente: le novità in campo cinematografico.
Nel contesto del cinema indipendente, registi visionari stanno adottando tecnologie digitali che riescano a rispettare l’ambiente ed adottare un approccio sostenibile. Utilizzando strumenti come microfoni idrofonici, boe sonore e telecamere termiche ad infrarossi, i cineasti, dunque, riescono a mettere gli spettatori in contatto con aspetti ecologici che rimarrebbero altrimenti nascosti agli occhi. Come la rivoluzione, apportata dalla fotografia nei primi anni del Novecento, che ha trasformato la nostra percezione del mondo, queste moderne tecniche cinematografiche esplorano modalità e dinamiche che, finora, non sono state ancora prese in considerazione.
Un cinema più sostenibile: nuove tecniche che rispettano l’ambiente
Un cinema più sostenibile è possibile, a partire dai nuovi approcci che tanti registi del cinema indipendente stanno prendendo in considerazione negli ultimi tempi.
Dal punto di vista ecologico, l’intento è quello di calare, completamente, lo spettatore in fenomeni naturali altrimenti impercettibili, con la speranza che tali esperienze spingano ad adottare comportamenti socialmente più responsabili e sostenibili.
In questo modo, chi è dall’altra parte dello schermo può rendersi conto che, qualsiasi azione che si compie nel quotidiano, può avere un impatto sulla natura e, in generale, sull’ambiente circostante.
Boe acustiche e microfoni idrofonici
Sviluppate, in un primo momento, durante la Guerra Fredda per individuare i sottomarini nemici, le boe acustiche, o sonoboe, sono ora impiegate anche per promuovere la conservazione marina.
Tali dispositivi, lanciati da aerei ed attivati al contatto con l’acqua, utilizzano trasmettitori acustici per raccogliere dati sottomarini, fornendo una finestra sul mondo sottomarino al fine di attuare un approccio volto alla tutela degli oceani.
In “Acoustic Ocean” (2018) di Ursula Biemann, veniamo condotti nelle profondità marine delle isole Lofoten, dove un intricato paesaggio sonoro svela la ricchezza degli ecosistemi marini attraverso gli occhi di Sami, un biologo subacqueo del nord della Scandinavia.
Grazie all’uso di tecniche specifiche, tra le quali ci sono, per l’appunto, microfoni idrofonici e boe acustiche, il film cattura i suoni delle balene e dei delfini.
Time-lapse
Il time-lapse è una tecnica che altera la percezione del tempo nel filmato, accelerando eventi naturali che – altrimenti – sarebbero troppo lenti per essere osservati in tempistiche ragionevole.
“Listening to Ice” (2023) segue l’esplorazione di Susan Schuppli sui ghiacciai dell’Himalaya in ritirata, nel quale sono combinati microfoni idrofonici e time-lapse al fine di documentare visivamente e acusticamente le conseguenze del riscaldamento globale.
L’incontro tra analogico e digitale
“Il Sale Della Terra” (2014) si concentra sull’opera fotografica di Sebastião Salgado, i cui lavori mostrano luoghi remoti e vulnerabili, come l’Amazzonia.
Pur essendo un maestro della fotografia tradizionale, Salgado integra tecniche digitali post-produzione per esaltare il visivo, trasportando lo spettatore nell’intimità della foresta pluviale e sottolineando la necessità di un impegno collettivo per la tutela ambientale.
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ultimo aggiornamento: 18 Marzo 2024 16:23